Quando anche annoiarsi diventa un lusso

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Vacanze d’estate. Ieri la famiglia con cui condividiamo il giardino è stata tutto il giorno in barca. Oggi è un giorno di nuvole e di vento: è un buon giorno per bighellonare tra sdraie fuori e poltrone dentro. A metà pomeriggio la bambina di dieci anni dice alla mamma che si sta annoiando; lei, con tutta naturalezza, risponde “la vacanza serve anche per annoiarsi”. Una risposta insolita, ma che subito mi pare molto saggia.

E in effetti, se la vacanza vuole essere un qualcosa di diverso dal resto dell’anno per le nostre vite spesso troppo piene (per necessità e per scelta), allora permetterci uno spazio fisico e mentale per poterci annoiare senza sensi di colpa, questo pare davvero un interessante indicatore di quello stacco che spesso diciamo di volere senza poi cercarlo veramente. Se, quindi, a volte ci capita di annoiarci, proviamo a togliere ogni connotato negativo a questo termine, perché se io ci penso bene, e forse se ci pensiamo bene tutti, dalla noia sono spesso nate le nostre idee più creative e forse anche più autentiche e dalla noia siamo spesso usciti ristorati e pieni di energie.

E con questo lungi da me voler scrivere un elogio della noia come caratteristica di vita, né di sposare appieno il pensiero di Leopardi che “la noia è in qualche modo il più sublime dei sentimenti umani”, ma è pur vero che momenti di noia possono essere molto sani e vanno salutati come una buona notizia, non scacciati con terrore. La noia ci permette di starcene con noi stessi, una pratica che sta sfortunatamente passando di moda.

Questo fine settimana sarò ad un ritiro di meditazione.

E che (anche) noia sia.

 

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